martedì 23 ottobre 2007

Drammi della gelosia nell'estremo Nord

Noi gente del Mare del Nord, trichechi a parte, siamo notoriamente gente civile e sappiamo come si sta al mondo. Però siamo comunque esseri umani e abbiamo le nostre debolezze: io, ad esempio, non ho problemi ad ammettere che se vengo legato nudo alla schiena di un montone, e questo viene caricato su un motoscafo, inizio a sentirmi vagamente a disagio e chiedo con educazione ma fermezza al guidatore del motoscafo se per favore può riportarmi indietro. Questa cosa una volta mi ha creato un mezzo incidente diplomatico con un cugino di Ámundur, ma non si può certo chiedere ad una persona di rinunciare ad esprimere le proprie sensazioni.
Questo per dire che non è vero che al Nord siamo freddi e non abbiamo emozioni. Questo anzi mi riporta alla mente un fatto che mi è accaduto l'altra settimana: stavo pattinando sul ghiaccio, quando è squillato il telefono (mi si era ghiacciato il pavimento di casa. Ogni tanto succede). Mi sono diretto al ricevitore, ho afferrato il gatto Hákun, perché adoro parlare al telefono e intanto accarezzare il gatto come fossi il capo della Spectre, ho alzato la cornetta. Era mia cugina Gudrun, che mi ha rivelato una vicenda drammatica e sconcertante riguardo alla sua relazione con Jákup (ma non quello che vende le acciughe al mercato di Skúvoy e neanche quello che gioca nella nazionale di calcio delle isole Fær Øer; che volete farci, Jákup è un nome molto diffuso qui da noi. Ce ne saranno quasi una ventina). Ho sentito da una inattesa inflessione nella sua voce che stava soffrendo terribilmente, roba da saltare la merenda e da strizzare gli occhi per tre secondi. Sembrava quasi che fosse danese*, per come parlava strano. Ma era solo sconvolta. Allora ho chiuso, e sempre con il gatto in mano ho pattinato fino a casa sua. Da me ho lasciato Ámundur, che passava il tempo a giocare a dama cinese su Internet (lui voleva guardare i siti porno di pecore insaziabili, ma non ha il pollice e ogni volta che tocca il mouse o la tastiera non si sa mai che cosa succede).
Ad ogni modo sono arrivato da Gudrun. Lei mi ha fatto sedere sull'otaria obesa che tiene in salotto da quando si è strappata la federe della poltrona.
-Che succede?, le ho detto.
-Non voglio più stare con Jákup. Ho incontrato un marinaio tedesco alla fiera del sandalo intarsiato di Sørvágur e mi sono innamorata della sua vivacità meridionale, mi fa lei.
-E poi, che è successo?
-Jákup mi sembra impazzito, non l'ha presa affatto bene.
-Raccontami tutto, non aver paura, le ho risposto; e intanto le stringevo la mano.
-Sono tornata a casa e gli ho detto:"Senti, tra noi è finita. Niente più sesso, niente più casa insieme, niente più curling, niente più maglioni di lana, niente più efficiente welfare nordico, niente figli, niente torte, niente amore, niente condivisione. E' tutto finito, come l'Unione di Kalmar". Lui ha alzato gli occhi dall'Eco di Torshavn e mi ha detto una frase che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene... Non me l'aspettavo davvero, Heralv.
-Che... che ti ha detto? Ora sono qui, non devi temere nulla.
-Mi ha detto:"Accetto la tua decisione, ma ci hai pensato bene?". Poi si è rimesso a leggere gli articoli di pesca. Non pensavo si potesse arrivare a tanto.
Io l'ho abbracciata stretta, povera Gudrun. E' proprio vero che la mancanza di rispetto e la violenza sulle donne non hanno latitudine.

*I danesi parlano in maniera buffissima! Ad esempio dicono Norðoyar con un modo di pronunciare la ð che è la barzelletta di tutte le isole Fær Øer. Una volta, da piccolo, ci ho riso sei secondi. Ora ho imparato a controllare meglio le mie emozioni per non mancare di rispetto agli altri. Poi quando dicono Føroyingasøga col loro modo meridionale di aprire la ø, beh, lì è difficile trattenere il sorriso. Che buffi i danesi! Con le loro canzoni e i loro organetti e le loro pizze al merluzzo! Che popolo pieno di vita!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Heralv? Che fine hai fatto? Io ti leggevo... Non sparire anche tu come calavera...!